mercoledì 6 gennaio 2021

Il Caravaggino è l'Epifania di Castiglione 2021. Nozioni di storia dell'arte sull'Adorazione dei Magi.

L’Adorazione dei Magi, attualmente nella Cappella del Crocifisso nella Chiesa Parrocchiale di Castiglione Olona, è una tela databile ai primi decenni del Seicento.

Giovan Battista Secco detto il Caravaggino (replica da), Adorazione dei Magi, olio su tela, 189 x 148, 5 cm, Castiglione Olona, Chiesa Beata Vergine del Rosario, Cappella del Crocifisso.

Giovan Battista Secco detto il Caravaggino (replica da),

Adorazione dei Magi,

olio su tela,

189 x 148, 5 cm,

Castiglione Olona,

Chiesa Beata Vergine del Rosario,

Cappella del Crocifisso.












Non è ancora stato possibile precisare l’originaria collocazione, ma è invece recentemente emerso un aspetto interessante: l’opera è infatti la replica, con poche varianti, di un’Adorazione dei Magi dipinta da Giovan Battista Secco, detto il Caravaggino, oggi presso il Convento dei Padri Passionisti di Caravate.

Nato verso il 1572/1573, probabilmente a Caravaggio, e morto nel 1622 a Milano, Giovan Battista Secco operò per lo più in area bergamasca e milanese.

Come il più noto Caravaggio, il Secco lasciò la natia Lombardia per andare a Roma, dove fu apprendista presso il pittore e trattatista Federico Zuccari. A differenza di Caravaggio, che non tornò mai in patria, all’età di circa trent’anni il Caravaggino portò la propria bottega a Caravaggio, dove fu molto attivo nel Santuario di Santa Maria della Fontana, realizzando sia affreschi che pale d’altare. Esaurite queste commissioni, si spostò a Milano.

Tra le opere milanesi è utile ricordare l’Adorazione dei Magi dipinta nel 1609 per la Chiesa di San Pietro in Gessate. L’anno successivo firmò l’analoga Adorazione dei Magi, oggi a Caravate, dalla quale deriva l’Adorazione di Castiglione.

Giovan Battista Secco detto il Caravaggino,

Adorazione dei Magi,

1610,

olio su tela,

280 x 230 cm,

Caravate,

Convento dei Padri Passionisti.













Rispetto all’originale, la versione di Castiglione risulta rifilata ai quattro lati, come si vede, per esempio, osservando il copricapo del mago in primo piano, appoggiato per terra, che risulta tagliato a metà. Nello sfondo sono le differenze più consistenti. La cromia dell’opera di Caravate parrebbe più accesa (l’emergenza sanitaria in corso non ne ha permesso la visione diretta). Occorre considerare che la tela di Castiglione nel 2017 è stata oggetto di un intervento di pulitura, a cura della restauratrice Lucia Laita, e che un restauro completo potrebbe dare nuovi elementi per un confronto più stringente tra i due dipinti.

Non si può escludere che la replica di Castiglione sia cronologicamente vicina all’originale e che possa essere uscita dalla stessa bottega del Caravaggino.

Gesù è un bambino dall’incarnato roseo, in braccio alla Vergine. Guarda negli occhi il mago più anziano, in ginocchio, che gli porge il dono a capo scoperto, in segno di rispetto.

La Madonna ha lo sguardo malinconico perché consapevole di ciò che patirà il Figlio. Giuseppe si appoggia al bastone, stando in piedi, quale attento custode della famiglia che gli è stata affidata.

Le loro aureole sono due sottili cerchi d’oro, mentre quella di Cristo, luce del mondo, è un’aura luminosa che emerge per contrasto nell’ombra della capanna.

Spuntano i musi dell’asino e del bue, dai grandi occhi mansueti. La stalla, che inquadra la porzione di cielo con la stella dei magi, ospita una coppia di colombe. Esse, con il loro candore, sono simbolo dell’amore casto e fedele tra Maria e Giuseppe, ma sono anche l’offerta rituale, d’uso presso le classi più povere, utilizzata per la presentazione del primogenito al tempio.

I magi sono tre, secondo la tradizione derivata dal numero dei doni citati dall’evangelista Matteo, che tuttavia non specifica quanti fossero i sapienti venuti dall’Oriente. Le corone, i ricchi abiti e i loro gioielli li definiscono quali re. Matteo non parla di sovrani, ma immaginarli quali massimi rappresentati del potere umano significa mostrare che anche i più grandi della terra sono chiamati a riconoscere in Gesù il Re dei re.

Uno dei magi è un vecchio con barba e capelli grigi, la spada al fianco come il compagno che sta dietro. Il secondo è un uomo con barba e capelli castani che piega il capo, simmetricamente alla Vergine, ed è pronto ad aprire il prezioso contenitore con il suo dono. Il più lontano, accompagnato da un piccolo servitore, è connotato quale africano dalla pelle scura ed è probabilmente il più giovane.

I magi, così raffigurati, simboleggiano le tre età dell’uomo e le diverse parti del mondo allora conosciuto. Essi dicono non solo che a Cristo si addice l’omaggio dell’intero genere umano, ma che il suo messaggio è per tutti.

Nel profondo paesaggio che si apre sulla destra si distingue un ponte, su cui sfilano cammelli carichi di bagagli e figure dinamiche che si affrettano, mentre il cielo si colora dell’aurora di un giorno nuovo.

Dott.ssa Laura Marazzi


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