giovedì 31 dicembre 2015

Da Qoelet a Gesù, pensieri per un nuovo anno

Chi fu Qoelet? Un saggio anziano, un capo assemblea. Si volge indietro ad analizzare la vita trascorsa. Ordina i tempi in un elenco tipico del procedimento sapienziale orientale... (Un tempo per... un altro per...)
Ma, come tutti i saggi, si fa più domande che risposte. A che cosa serve tutto ciò su cui abbiamo profuso impegno? “Che guadagno ha chi si da da fare con fatica?” Che cosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure di un anno che è passato, di una vita in cui il tempo si è fatto “più breve”? (facciamoci queste domande!)

Qoelet, pur essendo un credente si accorge, come noi, di non avere risposte facili, sa che non siamo noi i giudici della nostra vita e sembra che si adegui, si accontenti dei beni materiali che, pur effimeri e passeggeri, riconosce come dono di Dio. Cfr. 3,13 “ Che un uomo mangi, beva e goda del suo lavoro, anche questo è dono di Dio”. Filosofia spicciola, direte, ma assolutamente necessaria e ancora di più in questi tempi di magra. Si ritiene comunque che Qoelet fosse un ricco del suo tempo, ma non dimenticandosi che i beni sono di Dio, in modo indiretto ci sta invitando al ringraziamento...
Noi, in questi tempi di crisi economica, dobbiamo riconoscere che non è poco avere da mangiare e da bere tutti i giorni, dobbiamo sentirci emozionati e contenti di essere riusciti come comunità parrocchiale a distribuire 1200 pacchi alimentari in un anno.
Ma Gesù approfondisce la questione a la rende più esigente: ci chiede di non farci prendere dall'ansia esclusiva delle cose materiali: fossero anche aiuti, non possono essere sempre e solo materiali.
Mt 6 ci ammonisce di non preoccuparci di che cosa mangeremo o che cosa berremo. Bellissimo passo di Vangelo che spande pace e gioia intima, donata a braccia aperte dal Signore, ma che può ricevere solo chi si affida a quelle braccia.
Ecco: guardiamo indietro ringraziando e puntiamo gli occhi avanti al nuovo anno.
L'invito di Gesù a non pre-occuparsi nel parallelo di Luca viene illustrato da un parabola che parla ancora del mangiare e del bere:
Luca 12 : 16-59
Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò alla mia vita: Vita mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».
Parole molto chiare da parte di Gesù per ricordarci che mangiare e bere sono necessari, ma la vita è un dono di Dio mooolto più grande e fondamentale.
Proposito per il nuovo anno: diventare un po' esperti della vita umana in tutte le sue sfaccettature: non basta essere esperti di politica, economia, calcio o gastronomia.
Nel cuore abbiamo qualche domanda più profonda, forse le stesse domande di Qoelet,
Non andiamo in cerca solo delle cose di cui si preoccupano i pagani.
Solo il Padre sa di che cosa abbiamo bisogno davvero. Il Padre che sta nei cieli non è come un genitore che pensa di aver svolto il suo ruolo perché ha dato ai suoi figli tutto il ben-avere possibile.
Egli ci riserva qualcosa di così grande che non abbiamo neanche le parole per descriverlo. Gesù lo chiama “il Regno di Dio e la sua giustizia”. Non è qualcosa di materiale, ma senza di esso tutte le cose materiali non contano proprio niente: è quel “di più” che è “l'unicum necessarium”, l'unica fonte della felicità autentica, l'amore di un Padre che conosce le nostre domande e sa di che cosa abbiamo bisogno davvero.


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