Costui aveva infierito con coltellate e colpi di arma da fuoco contro la vittima, che si era offerta come ostaggio al posto di uno dei civili sequestrati dal 26enne franco-marocchino all’interno di un supermercato della località di Trèbes. Arnaud aveva lasciato aperta una chiamata del suo cellulare ai suoi compagni gendarmi per permettere loro di sapere cosa succedeva all’interno dell’edificio. Gli agenti sono intervenuti non appena hanno sentito i colpi di arma da fuoco attraverso il ricevitore, ma non abbastanza rapidamente da evitare che il tenente colonnello subisse ferite mortali: nelle prime ore di sabato 24 marzo Arnaud Beltrame è spirato. Prima di lui il terrorista aveva ucciso altre tre persone e ne aveva ferite 15 fra Carcassonne e Trèbes.
Così lo ricorda padre Jean-Baptiste: «È stato a causa di un incontro fortuito durante una visita della nostra Abbazia, monumento storico, che ho fatto la conoscenza del tenente colonnello Arnaud Beltrame e di Marielle, con la quale si era sposato civilmente il 27 agosto 2016. Abbiamo subito simpatizzato e mi hanno chiesto di prepararli al matrimonio religioso che avrei dovuto celebrare vicino a Vannes il prossimo 9 giugno. Abbiamo quindi passato molte ore a lavorare sui fondamentali della vita coniugale negli ultimi due anni. Avevo benedetto la loro casa il 16 dicembre e avevamo concluso il dossier canonico del matrimonio. La bellissima lettera di domanda di matrimonio di Arnaud mi è arrivata 4 giorni prima della sua morte eroica. Questa giovane coppia veniva regolarmente all’abbazia per partecipare alle messe, agli uffici e alle catechesi, in particolare ad un gruppo di pastorale familiare che si chiama Nostra Signora di Cana. Facevano parte dell’équipe di Narbonne.
Intelligente, sportivo, loquace e trascinatore, Arnaud parlava volentieri della sua conversione. Nato in una famiglia poco praticante, ha infatti vissuto un’autentica conversione verso il 2008. Ha ricevuto la prima comunione e la cresima dopo 2 anni di catecumenato, nel 2010. Dopo un pellegrinaggio a Sainte-Anne-d’Auray nel 2015, dove chiese alla Vergine Maria di incontrare la donna della sua vita, si legò con Marielle, la cui fede è profonda e discreta. Il fidanzamento fu celebrato all’abbazia bretone di Timadeuc a Pasqua del 2016. Appassionato della gendarmeria, nutre da sempre una passione per la Francia, la sua grandezza, la sua storia, le sue radici cristiane che ha riscoperto con la sua conversione. Quando si consegna al posto degli ostaggi, probabilmente è animato dal suo eroismo da ufficiale, perché per lui essere gendarme significava proteggere. Ma sa il rischio enorme che prende. Sa anche la promessa di matrimonio religioso che ha fatto a Marielle che è già sua moglie civilmente e che ama teneramente, ne sono testimone. Allora? Aveva il diritto di correre un tale rischio? Mi sembra che solo la fede cristiana possa spiegare la follia di questo sacrificio che oggi suscita l’ammirazione di tutti. Sapeva, come ci ha detto Gesù, che “Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13). Sapeva che, se la sua vita cominciava ad appartenere a Marielle, era anche di Dio, della Francia, dei suoi fratelli in pericolo di morte.
Sono riuscito a raggiungerlo all’ospedale di Carcassonne verso le 21 di venerdì sera. I gendarmi e i medici o le infermiere mi hanno fatto strada con una delicatezza notevole. Era vivo ma privo di sensi. Ho potuto dargli il sacramento dei malati e la benedizione apostolica in punto di morte. Marielle rispondeva alle belle formule liturgiche. Eravamo un venerdì della Passione, proprio prima dell’inizio della Settimana santa. Avevo appena pregato l’ufficio dell’ora nona e la via crucis ricordandolo nelle intenzioni. Ho chiesto al personale infermieristico se gli si poteva lasciare una medaglia mariana, quella della rue du Bac a Parigi (la medaglia miracolosa di santa Caterina Labouret). Comprensiva e professionale, un’infermiera l’ha fissata sulla sua spalla.
Arnaud non avrà mai figli carnali. Ma il suo impressionante eroismo susciterà, io credo, molti imitatori, pronti al dono di se stessi per la Francia e la sua gioia cristiana».
Aggiungo un'altra testimonianza: il vescovo ordinario militare francese mons. Antoine de Romanet ha scritto: «Arnaud Beltrame non è la sola vittima della tragedia di questo 23 marzo, e i nostri pensieri e le nostre preghiere raggiungono ugualmente ciascuna delle vittime e ciascuno dei loro familiari e dei loro prossimi. Ogni morte è unica. Ogni morte è sconvolgente. Ma la morte di Arnaud Beltrame ha questo di eccezionale, che per un cristiano questo sacrificio rimanda a quello di Cristo, mediatore fra Dio suo Padre e noi uomini, prendendo su di sé il peccato del mondo per la salvezza di tutti, affrontando la morte per convertirla in fonte di luce e di vita. E quale fonte straordinaria di Speranza nel meglio dell’uomo ci è stata qui consegnata nel mezzo delle tenebre, di fronte a una tragica volontà di annientare!».
"Prendete, mangiate, questo è il mio corpo".
"Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti".
Occorre entrare nel triduo con Gesù e come Gesù: offrendo noi stessi.
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