mercoledì 26 settembre 2012

Opere sacre per la Collegiata di Castiglione Olona. Una scheda critica.

Appunti da una conversazione tra G. Tassi M. Battaini e R. Bellini, che ha redatto questa scheda:

Tassi G, scritto in questo modo ricorda un po’ le sigle adottate per le sue ballate da Giorgio Gaber, uno spasso e una nostalgia indicibili. Era un altro tempo ma era esattamente il tempo dell’esordio professionale del nostro Tassi, e di quello segretato di artista, ora esibito deliberatamente. È difatti dedito – per sfinimento o per rivendicazione? – all’arte pienamente, adesso, G. Tassi, seppur soggiacendo ancora alla tirannia del lavoro e dunque nei ritagli di tempo, un tempo che si va però dilatando di giorno in giorno. Figurativa e non, arte che indulge dunque alla rappresentazione realistica e al superamento d’ogni vincolo di realtà, l’arte di Tassi, del G. Tassi attuale, trova in un mannello di lavori dichiaratamente di carattere “religioso”, un esito affatto inatteso.



Quanto stiamo osservando e discutendo con il diretto interessato, il sottoscritto e Marilena Battaini, sul piazzale che fronteggia l’ingresso di Palazzo Branda Castiglioni, nell’imminenza dell’evento espositivo che rivelerà pubblicamente l’artista, è costituito da un quadro, corredato d’una serie di studi grafici e da due composizioni tridimensionali, anch’esse accompagnate da schizzi di studio. In tutti questi elaborati l’autore sovrappone schemi compositivi di una geometricità evidente a figure raccolte nella loro veridicità fisiognomica (dal momento che si tratta di ritratti), nella loro proporzionalità anatomica (sono figure umane), per arrivare a definire un ludo spaziale rappresentante un unico grande tema, reso per sua armonia interna… Una Maternità, tema antropologico e religioso delicatissimo. Al contempo, un esercizio che impone all’autore un fascio di implicazioni, un ventaglio di considerazioni sull’arte, dalla pittura alla plastica, ma con un obiettivo programmatico assai arduo: realizzare qualcosa che possa effettivamente accostarsi al mistero del legame amoroso esistente tra una madre e il proprio figliolo. Meglio ancora: il legame che unisce la Madre di Cristo al Salvatore, cosa che trascende la stessa umanità poc’anzi implicata chiamando in causa la religione cristiana nell’accezione cattolica che dispone, in materia, di una serie indicibile e magistrale di esempi. E ricondurlo come simbolico omaggio all’opera immortale di Masolino che si mostra nella magnifica Collegiata di Castigliane Olona.

G. T., chiamando a raccolta la propria biografia, i propri affetti, i sentimenti più autentici e profondi ma al tempo stesso anche i più semplici e disarmanti, raccogliendo anche il proprio viatico lavorativo di figlio di Adamo, Gianfranco Tassi si è imbarcato in quest’impresa con commovente slancio. Il suo impegno è consistito principalmente nella messa a punto di una composizione (nell’accezione di “compositio” recitata da Leon Battista Alberti, puntualizza Battaini). Egli azzarda la rappresentazione, per via geometrica, sia nel dipinto che nei rilievi tridimensionali (il “bozzetto” e l’opera finita in Rhodoid), operando una commistione di realismo percettivo e astrazione negli studi, i grandi e i piccoli cartoni in cui sono state sperimentate le relazioni tra le parti. In cui si evidenzia maggiormente, dunque, il dato teatrale di questa rappresentazione, la sua articolazione “prossemica” tra i singoli elementi o attori rappresentanti questa “maternità” che è pur sempre un sacro vincolo. Sacro in senso duplice, da un lato per la sua straordinaria umanità, dall’altro per la sua implicazione trascendentale e la sua forza simbolica. Richiamante, poniamo, a livello di intenzione e di coinvolgimento autobiografico, ma certo secondando tutt’altro registro figurativo compositivo e pittorico, la celebre Maternità di Gino Severini; a livello di icona o simbolo, le storiche Madonne di Duccio da Boninsegna a cui guarda lo stesso Masolino da Panicale in alcune sue rappresentazioni di carattere cultuale, a cui infine si aggiunge segretamente un qualche richiamo alla “divina proporzione” (o “sezione aurea”) per poter adire a un mistero che è dogma della Chiesa, la “divina maternità” di Maria. Che non poteva che essere declinata, da G. Tassi, proprio in un tentativo di rappresentazione di un’eccentrica “divina proporzione” nel quadro e nella composizione a rilievo (né alto né bassorilievo, in verità, ma qualcosa di diverso e come sospeso tra questo e quello). L’esito conclusivo, in ogni caso, lo confessa lui stesso a Marilena, consente all’autore il raggiungimento di un inatteso traguardo: polverizzare definitivamente la falsa dicotomia tra astrazione e figurazione, trasfigurare e trascendere la materia per redigere una rappresentazione la cui dialettica interna favorisca l’ascolto di quanto viene annunciato dall’Angelo (un puro spirito, affatto assente dunque nell’opera) al momento del Divino concepimento: “Ave Maria gratia plena…”.

Il progetto è concepito – ribadiamolo – per la Collegiata di Castiglione Olona, un notevole impegno etico-morale a sfondo religioso oltre che un impegno artistico di tutto rispetto. Idealmente dialogante con la spiritualità per così dire incarnata in ogni sua figura da parte di Masolino da Panicale.

Nessun commento:

Posta un commento