Chi
fu Qoelet? Un saggio anziano, un capo assemblea. Si volge indietro ad
analizzare la vita trascorsa. Ordina i tempi in un elenco tipico del
procedimento sapienziale orientale... (Un tempo per... un altro
per...)
Ma,
come tutti i saggi, si fa più domande che risposte. A che cosa serve
tutto ciò su cui abbiamo profuso impegno? “Che guadagno ha chi si
da da fare con fatica?” Che cosa rimane tra le pagine chiare e le
pagine scure di un anno che è passato, di una vita in cui il tempo
si è fatto “più breve”? (facciamoci queste domande!)
Qoelet,
pur essendo un credente si accorge, come noi, di non avere risposte
facili, sa che non siamo noi i giudici della nostra vita e sembra che
si adegui, si accontenti dei beni materiali che, pur effimeri e
passeggeri, riconosce come dono di Dio. Cfr. 3,13 “ Che un uomo
mangi, beva e goda del suo lavoro, anche questo è dono di Dio”.
Filosofia spicciola, direte, ma assolutamente necessaria e ancora di
più in questi tempi di magra. Si ritiene comunque che Qoelet fosse
un ricco del suo tempo, ma non dimenticandosi che i beni sono di Dio,
in modo indiretto ci sta invitando al ringraziamento...
Noi,
in questi tempi di crisi economica, dobbiamo riconoscere che non è
poco avere da mangiare e da bere tutti i giorni, dobbiamo sentirci
emozionati e contenti di essere riusciti come comunità parrocchiale
a distribuire 1200 pacchi alimentari in un anno.
Ma
Gesù approfondisce la questione a la rende più esigente: ci chiede
di non farci prendere dall'ansia esclusiva delle cose materiali:
fossero anche aiuti, non possono essere sempre e solo materiali.
Mt
6 ci ammonisce di non preoccuparci di che cosa mangeremo o che cosa
berremo. Bellissimo passo di Vangelo che spande pace e gioia intima,
donata a braccia aperte dal Signore, ma che può ricevere solo chi si
affida a quelle braccia.
Ecco:
guardiamo indietro ringraziando e puntiamo gli occhi avanti al nuovo
anno.
L'invito
di Gesù a non pre-occuparsi nel parallelo di Luca viene illustrato
da un parabola che parla ancora del mangiare e del bere:
Luca
12 : 16-59
Disse
poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon
raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove
riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei
magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il
grano e i miei beni. Poi dirò alla mia vita: Vita mia, hai a
disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e
datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti
sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi
sarà?Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce
davanti a Dio».
Parole
molto chiare da parte di Gesù per ricordarci che mangiare e bere
sono necessari, ma la vita è un dono di Dio mooolto più grande e
fondamentale.
Proposito
per il nuovo anno: diventare un po' esperti della vita umana in tutte
le sue sfaccettature: non basta essere esperti di politica, economia,
calcio o gastronomia.
Nel
cuore abbiamo qualche domanda più profonda, forse le stesse domande
di Qoelet,
Non
andiamo in cerca solo delle cose di cui si preoccupano i pagani.
Solo
il Padre sa di che cosa abbiamo bisogno davvero. Il Padre che sta nei
cieli non è come un genitore che pensa di aver svolto il suo ruolo
perché ha dato ai suoi figli tutto il ben-avere possibile.
Egli
ci riserva qualcosa di così grande che non abbiamo neanche le parole
per descriverlo. Gesù lo chiama “il Regno di Dio e la sua
giustizia”. Non è qualcosa di materiale, ma senza di esso tutte le
cose materiali non contano proprio niente: è quel “di più” che
è “l'unicum necessarium”, l'unica fonte della felicità
autentica, l'amore di un Padre che conosce le nostre domande e sa di
che cosa abbiamo bisogno davvero.
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