Inaugurazione sabato 18 maggio, ore 16.30
Un progetto lungamente perseguito giunge al suo compimento. Alla base, due obiettivi importanti: restituire alla fruizione pubblica una parte dell'edificio che si estende tra la Collegiata e il Battistero, per riconnettere anche fisicamente i due ambienti e, soprattutto, valorizzare l'importante collezione di opere mobili di proprietà del Museo della Collegiata. Le nuove sale sono state infatti ricavate all'interno dell'antica Canonica del complesso, concepita nel Quattrocento come parte integrante del disegno del cardinale Branda Castiglioni, che scelse di edificare il complesso ecclesiale sulle rovine del castello familiare.
Il concept del progetto è altamente innovativo: "le necessità – spiega Federica Armiraglio, conservatore del Museo - erano molteplici. Bisognava da un lato migliorare il livello di conservazione delle opere adeguando teche, supporti e protezioni agli standard internazionali; dall'altro il nuovo allestimento doveva diventare l'occasione per valorizzare la collezione di opere mobili, trovando un modo per stimolare lo sguardo e la capacità di osservazione dei visitatori, che tendono a focalizzarsi solo sugli affreschi di Masolino. E la chiave per ottenere questo risultato è quella di esaltare i dettagli, spesso raffinati e trascurati invece da un passaggio frettoloso".
L'iter, innovativo anche nel metodo, è stato lungo e articolato. Avviato sotto il precedente Parroco, Don Tarcisio Colombo, è stato sostenuto dal suo successore, Don Ambrogio Cortesi. I mezzi di una Parrocchia sono inevitabilmente limitati, ma ha ugualmente coperto la parte principale del finanziamento. È stata inoltre attivata una partnership con la Scuola del Design – Dipartimento INDACO del Politecnico di Milano e il progetto è stato realizzato da tre giovani professioniste, Laura Galluzzo, Annalinda De Rosa e Iris Keci, sotto la direzione del prof. Luciano Crespi e con la consulenza illuminotecnica del prof. Gianni Forcolini. Importante, per lo sviluppo del progetto, è stata inoltre la collaborazione dell’ufficio Beni Culturali della Diocesi di Milano e della Soprintendenza per i Beni Storico Artistici. Questo ambizioso progetto, però, non si sarebbe mai realizzato senza il fondamentale sostegno di Regione Lombardia, Fondazione Comunitaria del Varesotto, Celsa srl e di altri piccoli donatori – l’AMAD – Associazione Amici di Masolino e Dintorni, che con i suoi oltre 40 volontari garantisce l’apertura del Museo; la Pro Loco di Castiglione Olona, lafonte.eu srl e il Club Ferrari. La collezione di opere mobili, precedentemente dispersa in diversi ambienti del complesso e conservata in teche non progettate per scopi museali, trova così una collocazione adeguata in un percorso coerente e omogeneo, che valorizza al contempo lo spazio e le opere. “Sono state scelte e contingentate le tre sale centrali poste al piano terra dell’ex Canonica spiega l’arch. Roberta Lamperti, responsabile tecnico-amministrativo del Museo.
Il nuovo allestimento, realizzato dal gruppofallani, permette all’osservatore di scoprire, grazie al supporto di punti di vista focalizzati per le opere più significative, pannelli didattici e didascalie commentate, opere raffinate e suggestive, che possono ora affiancare a pieno titolo gli straordinari affreschi di Masolino nel richiamare i visitatori. Si tratta infatti di una raccolta davvero significativa, che raduna manoscritti, avori, dipinti, sculture, libri a stampa e oreficerie che spaziano dal Rinascimento al Settecento, con pezzi di notevole rilievo, come i tre grandi corali di canto ambrosiano, in parte miniati, il cofanetto nuziale del XV secolo trasformato in lipsanoteca, la raffinata croce con i bracci in cristallo di rocca e al centro un capolavoro di oreficeria mosana, la piccola Annunciazione recentemente assegnata ad Apollonio di Giovanni, per citarne solo alcune. Inoltre è stato finalmente possibile offrire una collocazione ideale alla pala d’altare con la Crocifissione attribuita a Neri di Bicci, in deposito dal Polo Museale Fiorentino, arrivata a Castiglione nel 1928 con un’attribuzione a Paolo Schiavo, autore delle lunette affrescate nell’abside della Collegiata. Il grande dipinto è stato oggetto di un intervento conservativo, che ne ha finalmente permesso, dopo un lungo periodo di assenza, il ritorno alla fruizione pubblica, in una collocazione che esalta le qualità dell’opera e la grande ricchezza di dettagli, caratteristica del pittore fiorentino e pienamente apprezzabile grazie all’osservazione ravvicinata. La Crocifissione non è stata l’unica opera su cui si è intervenuti: è stato restaurato anche il corpus di tre grandi corali quattrocenteschi di canto ambrosiano, grazie al sostegno di Laminplast e di Celsa. Ma il lavoro del museo non si ferma qui. “Ci sono ancora diversi restauri da programmare – spiega Federica Armiraglio - dal velo trovato sul volto del cardinale nel 1935, durante la ricognizione del sarcofago, alla lipsanoteca vicina ai cofanetti della prestigiosa Bottega degli Embriachi e ci auguriamo che le nuove sale costituiscano un incentivo per Enti e sponsor privati ad adottare i restauri di queste opere straordinarie”.
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