“Ama i nemici e perdona soltanto”.
Maestro Gesù, tu hai bene insegnato:
Stefano muore ma prega nel pianto.
Primo ci ami, Venuto nel mondo,
triste è quel mondo che non comprende
neanche chi amore ha restituito.
Quando la voce dall’alto discese
figlio lo fece, voluto da sempre
pieno di fede e di Spirito santo.
Gloria a Cristo e a chi l’ha imitato
sia nella vita che poi nel martirio
il testimone, il servo fedele.
Stefano Santo, amico di Dio,
come di angelo volgi il tuo viso
verso il tuo popolo che oggi t’invoca.
L’inno si rivolge a Cristo, fonte di
ogni santità, di cui Stefano è stato “perfetto imitatore”
(prefazio ambrosiano). Nelle strofe, dunque, la figura del Signore
trova un riflesso e un contrappunto in quella del discepolo.
La prima strofa riprende il panegirico
di sant’Agostino, nel quale, Stefano è modello per eccellenza di
amore per i nemici: “ Gesù troneggiava sulla cattedra della sua
croce ed insegnava a Stefano la regola della pietà. O buon maestro,
tu hai ben parlato, ben insegnato. Guarda: il tuo discepolo prega per
i suoi nemici, per i suoi carnefici”.
La festa di santo Stefano è posta
nella liturgia come continuazione naturale del mistero
dell’incarnazione celebrato nel Natale; la seconda strofa
riecheggia il prologo del vangelo di Giovanni, proclamato nella Notte
Santa. La terza riga riprende la riflessione di Massimo di Torino,
che sottolinea come Stefano fu “il primo a restituire a Gesù il
sangue che Egli ha voluto versare per noi”. Stefano è il primo
nella testimonianza fino alla fine di quel “Primo” (riga 1) che
ci ha amati fino al dono di se stesso.
La terza strofa può essere
inizialmente applicata a Cristo, ma poi in filigrana ci mostra la
figura di Stefano. Si riferisce in prima battuta alla teofania sul
Giordano al Battesimo di Gesù che conclude il tempo di Natale. Ma
nel Figlio Unigenito che è amato dal Padre, anche i discepoli sono
resi figli. Gli Atti non ci descrivono la conversione, la chiamata
alla fede ed il battesimo di Stefano, ma proprio a questo principio
vogliamo ritornare con meraviglia riconoscente sulla scorta di At 7,58 dove Stefano, "Pieno di Spirito Santo" contempla i cieli aperti allo stesso modo di Gesú il giorno del battesimo.
Nella quarta strofa si riprendono i
temi più tradizionali dell’imitazione, del martirio –
testimonianza e della diaconia (servo).
Infine solo nella quinta strofa ci
rivogliamo a Stefano con il Tu, invocando devoti l’intercessione di
questo amico nostro, ma soprattutto di Dio. Oggi il suo volto è per
sempre trasfigurato, come lo videro i suoi accusatori: “videro il
suo viso come il viso di un angelo” (At 6,15)
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